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Quando nella vita si ha paura delle scelte definitive

Tra poco ricorre un anno dalla morte di Chiara Corbella Petrillo (13 giugno 2012).

In questo link al suo sito, la sua storia per chi non la conoscesse. (Vale la pena, ma non piangete!)

Chiara, donna bellissima e dai dolci tratti, vivendo vicissitudini che avrebbero messe al tappeto chiunque, non ha subito, ma ha accettato. Lei si fidava totalmente, si fidava di Dio. Era certa che se il Signore le dava da vivere una cosa voleva dire che era la cosa giusta”.
Chiara suonava il violino e amava ripetere: “siamo nati e non moriremo mai più”.

"C’è un giardino nel mondo dove fioriscono queste meraviglie. Dove accadono cose stupende, inimmaginabili altrove. E’ la Chiesa di Dio. Nessuno dei potenti e dei sapienti lo conosce.
Le persone di Dio, e soprattutto quelle che danno la vita a
Lui (fidandosi, sapendo che su sè stessi non si può far conto), è quel giardino, dove Gesù passa davvero, affascina e chiama anche questa generazione Sono invisibili ai media e alla gente comune, ma grandi agli occhi di Dio". (Antonio Socci in un articolo sul suo blog).

Chi dona la vita a Dio, chi si fida di Lui, sa che c'è un progetto di Dio su di lui e che quindi sarà Dio che saprà aiutarci quanto necessario, noi non dobbiamo preoccuparci!

E' pensando proprio alla sua storia che mi domando come oggi è così frequente per tutti aver paura delle scelte definitive, quelle che ci impegnano tutti interi! Oggi merita la tomba e il canto chi muore da eroe, chi muore sul campo, ma oggi diversamente da ieri può essere eroe chi muore sul campo della sua lotta quotidiana, nell’eroismo che non accetta il compromesso, la raccomandazione, la scorciatoia, la furbata, ma dà la vita onestamente, anche nel silenzio di un’officina, di un’aula, di una cucina, di un ospedale...nella vita ordinaria insomma, facendo le cose per e con Lui.

Chiara, liberata dalla sua morte spettacolare, ci sveglia tutti. Ci ricorda che ognuno dovrà affrontare la vita con i denti. Di questo eroismo quotidiano ha bisogno la nostra cultura imborghesita e stanca. Senza fare calcoli, ma lasciando fare a Lui una volta capito cosa ci chiede. A noi è richiesta solo questa benedetta quotidianità vissuta con lotta e fedeltà.

"Ognuno di noi è chiamato soltanto, e non mi pare poco, a stare ogni giorno al posto di combattimento, nella propria realtà così com’è, abbracciandola in ogni istante. Dio è il Dio del presente, Satana lo è del passato e del futuro. I santi sono quelli che lasciano vivere Dio in sé, che gli danno spazio; perciò è bene guardare il loro esempio, ma solo se ci riporta più in alto lo sguardo, a Colui che ci ama così tanto che se lo sapessimo piangeremmo di gioia". (Costanza Miriano in un articolo su Chiara)

"Forse della paura che la vita sia una promessa che si interrompe, un’illusione che la morte spazzerà via quando meno te lo aspetti, anzi forse proprio perché non te l’aspetti. L’emozione collettiva crea un talismano per allontanare, almeno allontanare, il pungiglione della morte. [...]
La morte ordinaria, silenziosa e democratica, quella del vicino di casa, l’abbiamo rimossa, nascosta, obliata. Per questo, soprattutto i giovani, non possono fare a meno di creare memoria e senso, cioè un codice culturale, attorno a una morte «eccezionale», che poi di eccezionale – a rifletterci – non ha nulla, se non la sfortuna. Un codice culturale che crea senso e memoria sull’emozione, per quanto possa sembrare paradossale."(A.D'Avenia)

Mi piace partire da un fatto straordinario, perchè è l'estremizzazione per portarci a riflettere bene sull'ordianrio.
Dare la vita è la chiamata di tutti (come è specifico di ognuno), stare nell’istante è la nostra unica possibilità di essere fedeli a Dio. E per farlo è necessaria una compagnia di amici nella fede, che aiutino a guardare insieme verso la meta comune. Il cristianesimo è per tutti, perché per tutti è possibile lasciarsi scolpire, poco per volta o tutto insieme, come ha fatto Chiara, con il sostegno di Enrico, un vero uomo dalle spalle larghe, larghissime.
Come scrive Alessandro D'Avenia: “soffrire è avere un segreto in comune con Dio.
Silvia non è della morte che ho paura, ma di morire, però tu oggi mi hai confidato il segreto del coraggio
". Non è la morte il problema, la morte è di tutti, ma...morire: il non fare per paura, mettendo ostacoli  pensando di non farcela. E...Dio?!

Ringrazio Chiara, perchè attraverso un fatto "straordianario", mi ha dato modo di parlare e riflettere sull'importanza dell'ordinario vissuto con lotta...Ciò che ci porterà alla fedeltà.

Commenti

  1. "Senza fare calcoli, ma lasciando fare a Lui una volta capito cosa ci chiede. A noi è richiesta solo questa benedetta quotidianità vissuta con lotta e fedeltà" .... una vita spesa all'interno dei Sogni di Dio ha un fascino unico.

    Fabi

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