Passa ai contenuti principali

Guardare oltre: l'essenziale è visibile agli occhi

Leggendo questo post qualcuno potrebbe notare un tocco di narcisismo. E in parte ha ragione: è un mio difetto. Dico in parte perchè spesso è solo un entusiasmo per la vita e le persone tale da poter essere percepito come autoincensazione. 

Molte volte mi fa soffrire vedere nei giovani delle pose evidentemente non loro: modi di dire, di fare, di essere che gli si incollano addosso come maschere mal aderenti alla loro identità. Ma ci sta! E' normale e giusto così: la loro è l’età in cui si prendono pezzi di altri per provare come stanno, per insicurezza e poi, a poco a poco, si trova la propria strada. 

Ma mi fa ancora più soffrire e mi preoccupa (soprattutto) quando vedo adulti agire così. Adulti che si atteggiano e che devono mostrare i loro muscoli per cercare il consenso e allo stesso tempo nascondersi mettendo in risalto l'autoritarismo, facendo proprie iniziative di altri, spacciandosi per originali ideatori.

Dolore atroce provo quando sono gli stessi a dire che il sottoscritto non combina nulla e che è insicuro e immaturo: non sarà che l'invidia è forte? Passo interi pomeriggi a progettare, costruire e alimentare personalmente giovani virgulti che stanno crescendo solidi dando seguito a tanto lavoro per il quale investo. 
Non sarà che in queste persone si perde un po' la percezione della realtà non rendendosi conto di ciò che accade intorno a sé, e di cosa fanno gli altri, forse proprio perché si ha una sconsiderata idealizzazione di sé? Tante volte succede che si proietta su altri un proprio vissuto o che si teme di perdere un buon parere di se stessi da arrivare a ciò e costruirsi un personaggio.

La sindrome, che poi diventa consapevolezza autoconvincente:  "nessuno fa nulla", e ciò che gli altri fanno o progettano, in modi singolari diventano meriti propri.


Basterebbe vivere guardando, ascoltando e...leggendo anche solo ciò che scrivo. (esempi: 1, 2, 3, 4, ecc ecc...)

Riflettendo a lungo penso che è indomabile il nostro desiderio di giudicare prima di aver capito. Un
istinto tanto radicale quanto stupido. Maggiormente se c'è il pregiudizio a condizionare.

Una cosa è la costruzione di un personaggio, un'altra cosa è la vita quotidiana con le sue difficoltà e asperità. La scuola, il lavoro, la strada, le confidenze, il guadagno e le amicizie vere sono il più quotidiano della vita. C'è poco da essere personaggi. Io faccio un altro gioco che è quello della vita dura che è fatto nel provare a fare qualcosa di sensato insieme agli altri e per gli altri.

Da educatore cerco sempre di proteggere i ragazzi dal successo di un riconosciemento pubblilco, mi piace trasmettere loro che il successo è essere se stessi e sentirsi a casa ovunque si sia e non che si aspettino che il riconoscimento sia quello moltitudinario della folla. Altrimenti ci si inganna.

L'obiettivo della mia vita è quello di raggiungere la verità, ed evidentemente la mia vita intercetta anche i giovani che vedo danno seguito a tanti stimoli...e crescono, maturano, si confrontano! Si apre uno spiraglio: loro trovano, in quello che dico e che faccio, speranza. Questo non significa fingere. Però la sfida è trovare quel barlume di speranza nelle situazioni di tutti i giorni e quindi quello che mi aspetto è che la gente trovi un po' di tenerezza e si senta a casa e di liberare quelle risorse che magari per pessimismo, tristezza e mancanza di ascolto rimangono spesso imbrigliate.
Questo evidentemente ad alcuni dà fastidio e...quindi ti strappano legami e/o verità per appiccicarsele addosso.

Quanto è vero che i nostri ragazzi, quando li prendiamo sul serio, diventano coraggiosi e audaci. Lo sperimento continuamente!
La nostra società tende a non prenderli troppo sul serio, o almeno solo parzialmente. Li prende sul serio come contenitori di desideri da suscitare (e comprare) e quindi non li prende sul serio, ma in giro. 
Ma quando sono gli educatori a prenderli sul serio li vedi trasformarsi. Questo è quello che mi succede: quando li ascolti e prendi sul serio quello che dicono e pensano e scrivono li vedi trasformarsi sotto i tuoi occhi: più coraggiosi più audaci degli uomini, che, consapevoli delle sconfitte della vita, fanno più fatica ad intraprendere nuove avventure.
Quante volte vedo invece inibire quel coraggio (dei ragazzi e di anche di altri educatori), quella audacia, sul nascere con un: “Ma che stupidaggine!” “Ma lascia perdere!” “Ma che ne sai tu!” “Sei solo un ragazzino!”. 

A volte noi grandi abbiamo paura di prenderli sul serio, perché sappiamo che questo li spingerà ad avventure in cui il dolore potrà essere compagno di viaggio. Ma tutte le volte che rinunciamo a dar loro delle responsabilità, anche noi finiamo col prenderli in giro. A prenderli sul serio si rischia, è vero, ma a prenderli in giro si rischia di più: invece che coraggiosi diventano insicuri, invece che audaci diventano pusillanimi, perché non si sono mai misurati con sé stessi e con il mondo. 

Un maestro è colui che, nella cornice di un relazione autentica, risveglia in un altro essere umano forze e sogni potenziali e magari ancora un po' latenti. Egli è chiamato a fare della propria unicità e della sua cultura un dono al discepolo, che altrimenti non avrà desiderio di coltivare sé stesso, scoprendo chi è e che storia magnifica e unica è venuto a raccontare. 
Il maestro in sostanza è un pro-vocatore: uno che chiama l’altro ad assumere la propria vita come compito, come vocazione. (A.D)
"Diventa te stesso", dice in ogni suo gesto e parola. Questo hanno fatto Socrate, Confucio, Cristo, Buddha, questo fanno tanti sconosciuti maestri ogni giorno.

Gli educatori sono chiamati ad una sintesi dei due ruoli genitoriali, paterno e materno.
Proteggere e sfidare, contenere e lanciare, con sapiente gradualità e buon senso, ragazzo per ragazzo. 

Questo cerco di fare, e sono contento delle tante, profonde e solide amicizie che ho...I giudizi stanno a zero.

Detto questo: insicurezza, immaturità! Lascio dire, la verità è un'altra e guardo oltre: l'essenziale è visibile agli occhi.


Commenti

Posta un commento

Post popolari in questo blog

A tutti i giovani: quando l'anima è pronta, allora le cose sono pronte. Emozioni e talenti fanno dell'essere umano una persona

L'altro giorno abbiamo tenuto al Centro Culturale ELIS un corso di orientamento allo studio e all'università e al lavoro. Una buona partecipazione, circa 40 ragazzi e ragazze. Molti di loro (un'altra buona percentuale è determinata) sono più preoccupati di fallire, accomunati dall'idea che in Italia non si trova lavoro... Inoltre, tali sono le pressioni dell’ideologia stritolante del successo come riconoscimento della folla, che la paura finisce con l’offuscare la chiarezza della loro vocazione professionale che si è mostrata almeno parzialmente nel corso di 13 anni di scuola, i più importanti in questo senso.  Ragazzi, ricordate sempre che il successo non è negli occhi degli altri, ma nell’essere se stessi. La scuola spesso allena a superare prove e non alla vita, a cui ci si allena solo con una progressiva conoscenza di se stessi (limiti e talenti) e scelte conseguenti.  Shakespeare scriveva che “ quando l’anima è pronta, allora le cose sono pronte ”. La

Tablet e bambini: istruzioni per l'uso (II pubblicazione)

di Alessandro Cristofari, 16 maggio 2014 Mentre dagli Stati Uniti  arrivano notizie allarmanti  sulla nostra quasi totale dipendenza dagli smartphone e dalle app, l'ultima ricerca su un campione di 1.000 internauti che aprono app di benessere, fitness e salute dal proprio cellulare evidenzia che un intervistato su quattro consulta questi programmi più volte al giorno e non può più farne a meno, dal Cohen Children's Medical Center di New York piomba una notizia in totale controtendenza: nell'apprendimento dei più piccoli, bocciate le app educative. Molto meglio il dialogo e i giocattoli tradizionali.   Uno smacco "digitale" per tutti quei genitori iper-tecnologici che si vantano dell'abilità dei propri figli con smartphone e tablet prima ancora che sappiano parlare. Secondo il team di scienziati di New York c'è invece da preoccuparsi, perché i dispositivi con touchscreen non solo non fanno imparare più in fretta, ma rischiano di fare da

Da pornodiva a fervente cattolica, la commovente storia di una conversione

La carriera Claudia Koll , classe ’65, ha frequentato il Liceo Classico e Quattro anni di studi in Medicina all'università di Roma, perché voleva diventare Psichiatra. Quando aveva deciso di dedicarsi alla carriera artistica, Claudia Koll frequentava il Drama Course, ha preso lezioni di Danza professionale e di canto. Ebbe il primo ruolo di attrice protagonista nel film erotico di Tinto Brass "Così fan tutte" del 1992 che fa scalpore, ma da allora ebbe un'improvvisa celebrità e le si spalancarono le porte della fiction televisiva. E così poi la carriera di Claudia Koll si iniziò a snodarsi poi tra il cinema, il teatro e la televisione, ripassa il copione e resta sul set fino a tardi. Adora la cioccolata, tutte le sere andava in palestra, prima di addormentarsi legge sempre e le piacciono molto i libri gialli. Claudia Koll fu fra i protagonisti dello sceneggiato "Il Giovane Mussolini", a fianco di Antonio Banderas, nell’ormai lonta