Oggi sia bambini che adolescenti sempre più frequentemente utilizzano il porno, spessissimo senza nessun tipo di supervisione educativa da parte degli adulti.
Degli studi su Public Discourse dicono che tra i minorenni, nella fascia di età fra i 13 e i 14 anni, intorno al 90% dei maschi ha visitato almeno una volta un sito porno, contro il 70% delle ragazze. Quelli che vi accedono con regolarità sono il 30% dei ragazzi e l’8% delle ragazze. Ogni anno il mercato della pornografia trae profitti per ben 97 miliardi di dollari.
Salendo in età si scopre che i dati sono ancora più allarmanti: quasi 9 giovani maschi su 10 usano pornografia regolarmente.
“La diffusione del consumo di pornografia dei giovanissimi li mette a rischio di trovarsi coinvolti in un maggior rischio di malattie a trasmissione sessuale e gravidanze in adolescenza. Inoltre, i maschi che vedono pornografia regolarmente tra i 12 e i 17 anni hanno un debutto sessuale più precoce”. (Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva).
Qual è il problema del porno? Un esperto degli effetti comportamentali della pornografia, il dottor Victor Cline, ha condotto una ricerca non solo tra adulti, ma anche tra adolescenti e bambini (Pornography’s Effects on Adult and Child). Il meccanismo di devianza, scrive il dottor Cline, può instaurarsi in una persona di qualunque età o professione ed è un processo che è solitamente invisibile dall’esterno, perchè si sviluppa nella parte segreta della vita di un uomo. Si tratta di una dipendenza che si accresce progressivamente e spesso con molta lentezza che può portare a effetti collaterali più o meno comuni, tra cui una riduzione della “capacità di amare, in cui la sessualità diventa in un certo senso ‘deumanizzata’. Molti sviluppano uno ‘stato dell’io estraneo’, un lato oscuro, il cui nucleo centrale è una lussuria antisociale avulsa da valori". O in una donna porterà ad alti livelli di vittimizzazione sessuale.
Il consumo di pornografia in età precoce deve portare gli adulti a gestire situazioni delicatissime, perché da una parte i minori hanno una naturale e fisiologica curiosità e voglia di sapere rispetto alla sessualità, ma d’altra parte tali elementi – con l’utilizzo del porno – si incrociano con materiali, stimoli e sollecitazioni che possono rivelarsi pericolosi per un giovane in età evolutiva.
Tra l’altro, per chi è molto giovane vedere grandi quantità di materiale di questo genere in una fase in cui si generano modelli, attitudini e fantasie relative alla sessualità può portarlo a credere che quella visione del sesso, della donna e dei rapporti sessuali proposti dalla pornografia sia quella corretta e normale.
Interessante è lo studio dello psichiatra e ricercatore all’Università di Toronto Norman Doidge che nel suo libro "The Brain that Changes Itself" dedica un capitolo agli effetti prodotti dall’abuso della pornografia sulle attività celebrali giungendo, come altri ricercatori, a paragonarli agli effetti prodotti dall’abuso di droghe. Nel nostro cervello è presente un’area detta del rewarding, o della gratificazione, che si attiva producendo ormoni come la dopamina e la serotonina quando compiamo azioni che sono indispensabili al nostro organismo.
Per questi motivi gli adulti devono imparare a parlarne con i loro figli e studenti proponendo messaggi educativi, e soprattutto i padri devono avere un ruolo in prima persona rispetto a questo tipo di prevenzione.
Alberto Pellai nei suo testi parla di prevenzione attraverso messaggi “che gli adulti dovrebbero affrontare con chi sta crescendo per permettere una riduzione qualitativa e quantitativa dei rischi associati ad una precoce fruizione dei contenuti pornografici.
– La pornografia è molto attraente per i maschi, ma può generare dipendenza.
Degli studi su Public Discourse dicono che tra i minorenni, nella fascia di età fra i 13 e i 14 anni, intorno al 90% dei maschi ha visitato almeno una volta un sito porno, contro il 70% delle ragazze. Quelli che vi accedono con regolarità sono il 30% dei ragazzi e l’8% delle ragazze. Ogni anno il mercato della pornografia trae profitti per ben 97 miliardi di dollari.
Salendo in età si scopre che i dati sono ancora più allarmanti: quasi 9 giovani maschi su 10 usano pornografia regolarmente.
“La diffusione del consumo di pornografia dei giovanissimi li mette a rischio di trovarsi coinvolti in un maggior rischio di malattie a trasmissione sessuale e gravidanze in adolescenza. Inoltre, i maschi che vedono pornografia regolarmente tra i 12 e i 17 anni hanno un debutto sessuale più precoce”. (Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva).
Qual è il problema del porno? Un esperto degli effetti comportamentali della pornografia, il dottor Victor Cline, ha condotto una ricerca non solo tra adulti, ma anche tra adolescenti e bambini (Pornography’s Effects on Adult and Child). Il meccanismo di devianza, scrive il dottor Cline, può instaurarsi in una persona di qualunque età o professione ed è un processo che è solitamente invisibile dall’esterno, perchè si sviluppa nella parte segreta della vita di un uomo. Si tratta di una dipendenza che si accresce progressivamente e spesso con molta lentezza che può portare a effetti collaterali più o meno comuni, tra cui una riduzione della “capacità di amare, in cui la sessualità diventa in un certo senso ‘deumanizzata’. Molti sviluppano uno ‘stato dell’io estraneo’, un lato oscuro, il cui nucleo centrale è una lussuria antisociale avulsa da valori". O in una donna porterà ad alti livelli di vittimizzazione sessuale.
Il consumo di pornografia in età precoce deve portare gli adulti a gestire situazioni delicatissime, perché da una parte i minori hanno una naturale e fisiologica curiosità e voglia di sapere rispetto alla sessualità, ma d’altra parte tali elementi – con l’utilizzo del porno – si incrociano con materiali, stimoli e sollecitazioni che possono rivelarsi pericolosi per un giovane in età evolutiva.
Tra l’altro, per chi è molto giovane vedere grandi quantità di materiale di questo genere in una fase in cui si generano modelli, attitudini e fantasie relative alla sessualità può portarlo a credere che quella visione del sesso, della donna e dei rapporti sessuali proposti dalla pornografia sia quella corretta e normale.
Interessante è lo studio dello psichiatra e ricercatore all’Università di Toronto Norman Doidge che nel suo libro "The Brain that Changes Itself" dedica un capitolo agli effetti prodotti dall’abuso della pornografia sulle attività celebrali giungendo, come altri ricercatori, a paragonarli agli effetti prodotti dall’abuso di droghe. Nel nostro cervello è presente un’area detta del rewarding, o della gratificazione, che si attiva producendo ormoni come la dopamina e la serotonina quando compiamo azioni che sono indispensabili al nostro organismo.
Per questi motivi gli adulti devono imparare a parlarne con i loro figli e studenti proponendo messaggi educativi, e soprattutto i padri devono avere un ruolo in prima persona rispetto a questo tipo di prevenzione.
Alberto Pellai nei suo testi parla di prevenzione attraverso messaggi “che gli adulti dovrebbero affrontare con chi sta crescendo per permettere una riduzione qualitativa e quantitativa dei rischi associati ad una precoce fruizione dei contenuti pornografici.
– La pornografia è molto attraente per i maschi, ma può generare dipendenza.
– La pornografia racconta una sessualità esclusivamente orientata alla ricerca del piacere senza alcuna attenzione all’intimità, alla relazione e alle emozioni delle persone coinvolte.
– La pornografia attribuisce alla donna un ruolo passivo e sottomesso, trasformandola in un oggetto di piacere.
– La pornografia mostra soggetti performanti, che vivono la sessualità alla stregua di un’attività atletica grazie alla quale godimento e piacere sono garantiti, continui e amplificati a dismisura.
– La pornografia incita ad avere rapporti sessuali, senza mostrarne le conseguenze emotive e le implicazioni sulla salute psicofisica delle persone che da essa possono derivare”.
Di fronte a questo panorama la domanda che sorge spontanea è “a quanti anni è opportuno dare il cellulare ai figli, visto che poi può essere una mina?”
Una risposta corretta non c’è, ma certamente una risposta si: il cellulare non è solo un telefono, bisogna educare i figli ad usarlo e aiutarli a distinguere ciò che a loro è adatto. La mia esperienza dice che alla scuola primaria avere in mano un cellulare è davvero un’impresa titanica e impone capacità di autoregolazione e troppo complesse per un ragazzo di quell’età.
Negli anni del liceo poi bisognerà formarli; penso soprattutto che un ragazzo deve essere capace di difendersi da un eccessivo uso di whatsapp sapendo aspettare a visionare i messaggi e/o a fare conversazioni infinite. Molto spesso è più rapida e assai più arricchente una telefonata.
E ancora: i giovani devono imparare a spegnere il cellulare quando serve averlo spento: durante lo studio, quando è con altre persone senza , quando va a dormire (o magari metterlo da un’altra parte). Questa è una impresa per il 90% dei giovani che non sanno vivere col telefono spento.
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