Passa ai contenuti principali

Tornare a parlare con Gesù. Intervista

Si può credere e pregare come fecero i primi cristiani? Come fa Gesù a suscitare, ancora oggi, tanto fascino tra le nuove generazioni? Che cosa hanno di speciale San Pietro, San Josemaria Escrivà, Santa Teresa, San Giovanni Paolo II? Si può tornare a parlare, con confidenza, con il Nazareno?

A queste ed altre domande risponde il libro “Due chiacchiere con Gesù. Il Vangelo raccontato a un adolescente”, scritto da Alessandro Cristofari e pubblicato da “La Fontana di Siloe”.

Nella prefazione al libro ha scritto Franco Nembrini: “I ragazzi di oggi, come quelli di ieri e quelli di domani, hanno bisogno di qualcuno che creda in loro. Di qualcuno che dica loro che il loro desiderio è giusto, è buono, è vero. Che è possibile vivere all’altezza del proprio desiderio, provare a costruire un mondo un po’ più giusto e un po’ più buono. Di qualcuno che ripeta loro la speranza inaudita: che la morte non è l’ultima parola. Che la delusione, il cinismo, la rassegnazione non sono l’ultima parola sulla vita. Che c’è qualcuno che ti vuol bene così come sei, che è disposto a giocarsi la vita per te e con te, perché il desiderio con cui sei stato messo al mondo possa essere realizzato. E chi è questo, se non Gesù?”.

Alessandro Cristofari si occupa di formazione di adolescenti da più di dieci anni. “Frammenti di Pace” lo ha intervistato.



A chi è rivolto questo libro, perché hai scelto gli adolescenti?
Il libro è rivolto ai giovani, ma non solo. È rivolto anche a tutti coloro che vogliono conoscere e innamorarsi di Dio.

In questo libro non mi sono inventato nulla di innovativo. Accompagno il lettore nelle scene del Vangelo, perché il Gesù che esce da lì è vivo, vitale. Un uomo di carne e ossa, che gira impolverato per le strade di Palestina, che incontra donne e uomini veri, che partecipa alla loro vita, si commuove per loro. Che quando apre bocca non è per dettar regole, ma per suggerire come si può fare per essere un po’ più contenti.

Ogni passo citato è come un fiammifero che vuole aiutare ad accendere il fuoco dell’amicizia personale con Dio. Sulla base della mie esperienze posso dire che i giovani avvertono un grande bisogno di Dio, ne sono fermamente convinto.

Nel libro parli spesso della pratica della preghiera. Non credi che sia percepita come pesante e in contrapposizione con la leggerezza?

Se si parla di Dio ai giovani e gli si fa vivere questa esperienza, apprendono che Dio non è un una cosa che è lassù e osserva col dito alzato pronto a rimproverarci, ma è la vita che fiorisce. Ne conosco tanti che, grazie alla frequentazione di Dio e del dialogo con lui, cambiano nel profondo e arrivano a non poter stare senza Dio.

San Josemaria Escrivà diceva: “L’orazione non è questione di parlare o di sentire, ma di amare. E si ama sforzandosi di dire qualche cosa al Signore, anche se non si dice nulla”.

Insieme alla preghiera è la bellezza ad attirare i giovani. La bellezza è il richiamo di Dio a svegliarci.
Anni fa andai ad un torneo di calcio internazionale in Spagna, a cui partecipavano club di ragazzi adolescenti di varie città d’Europa. Dava una certa ebbrezza vedere tutti quei ragazzi, un’immagine forte, da stadio, ma quell’emozione superficiale sarebbe presto svanita. Infatti, dopo qualche ora, approdai in una cappella per l’adorazione del Santissimo Sacramento. Uno stanzone immenso pieno di ragazzi in un silenzio assordante rispetto alla folla da stadio accampata fuori. Là dentro c’era la brezza leggera, un silenzio raccolto e misteriosamente più pieno di ogni rumore. Si alternavano ininterrottamente ragazzi a pregare. Eppure non c’era nessuna star, nessun videogioco o effetto speciale. Niente. Solo un silenzio pieno: una presenza silenziosa e coinvolgente. Dio era lì e parlava. Allora capii che Dio era lì per me, solo per me e voleva parlarmi. Le emozioni da stadio sono passate presto, quel silenzio e quella presenza sono rimasti.

La proposta di una vita contemplativa e di preghiera non stride con l’attuale panorama dei mezzi di comunicazione, soprattutto nella vita dei più giovani, nati con lo smartphone in mano?

Un aspetto positivo di questi tempi di crisi è che la fede non basta riceverla per tradizione, come era una volta, ma è una ricerca autentica e consapevole. Allora i ragazzi che vi aderiscono sono fortemente determinati, perché è un percorso che hanno intrapreso con consapevolezza e determinazione e sono disposti a fare sacrifici per capire e approfondire. Incontro tanti giovani che restano affascinati dall’esempio di altre persone e dai santi che vivono la loro fede in pienezza.

Con quale criterio hai scelto i testi di riferimento per questo libro? Chi sono i maestri della preghiera secondo te?

Ho scelto brani del Vangelo dai quali io stesso sono stato aiutato. Sono frutto della mia preghiera personale. Mi ispirano i grandi santi come San Josemaria Escrivà e Santa Teresa. Mi commuove la semplicità di San Pietro: un uomo semplice, faceva il pescatore, sbagliava, era impacciato, ma ebbe la forza di rialzarsi. Tutta la sua vicenda è una grande consolazione e un insegnamento profondo. Credere e seguire Gesù, come fecero Pietro e i primi apostoli, comporta una presa di coscienza forte, pronta ad andare contro corrente e accettare anche il martirio.

Molto spesso, almeno in Occidente, non verrà chiesto il sangue, ma la fedeltà a Cristo sì! Si tratta di una fedeltà da vivere quotidianamente. Penso ai fidanzati e alla difficoltà di vivere la purezza nell’attesa del matrimonio. Penso ai rapporti tra amici e alla tentazione della slealtà che può insinuarsi tra loro…

Penso anche a chi ha intrapreso un cammino di consacrazione e alla fatica che, a volte, deve affrontare per perseverare nel servizio a Dio e ai fratelli. Penso ancora a chi vuol vivere rapporti di solidarietà e di amore in un mondo dove sembra valere soltanto la logica del profitto e dell’interesse personale o di gruppo.

Un altro grande maestro di preghiera è San Giovanni Paolo II, che a Tor Vergata, sabato 19 agosto 2000, disse: “Cari giovani, è difficile credere in un mondo così? Nel Duemila è difficile credere? Sì! E’ difficile. Non è il caso di nasconderlo. E’ difficile, ma con l’aiuto della grazia è possibile”.

“Quando niente vi soddisfa di quello che trovate – aggiunse – è Lui, Gesù, la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. E’ Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna”.


Antonio Gaspari
su Frammenti di pace il 29.01.2018

Commenti

Post popolari in questo blog

A tutti i giovani: quando l'anima è pronta, allora le cose sono pronte. Emozioni e talenti fanno dell'essere umano una persona

L'altro giorno abbiamo tenuto al Centro Culturale ELIS un corso di orientamento allo studio e all'università e al lavoro. Una buona partecipazione, circa 40 ragazzi e ragazze. Molti di loro (un'altra buona percentuale è determinata) sono più preoccupati di fallire, accomunati dall'idea che in Italia non si trova lavoro... Inoltre, tali sono le pressioni dell’ideologia stritolante del successo come riconoscimento della folla, che la paura finisce con l’offuscare la chiarezza della loro vocazione professionale che si è mostrata almeno parzialmente nel corso di 13 anni di scuola, i più importanti in questo senso.  Ragazzi, ricordate sempre che il successo non è negli occhi degli altri, ma nell’essere se stessi. La scuola spesso allena a superare prove e non alla vita, a cui ci si allena solo con una progressiva conoscenza di se stessi (limiti e talenti) e scelte conseguenti.  Shakespeare scriveva che “ quando l’anima è pronta, allora le cose sono pronte ”. La

Tablet e bambini: istruzioni per l'uso (II pubblicazione)

di Alessandro Cristofari, 16 maggio 2014 Mentre dagli Stati Uniti  arrivano notizie allarmanti  sulla nostra quasi totale dipendenza dagli smartphone e dalle app, l'ultima ricerca su un campione di 1.000 internauti che aprono app di benessere, fitness e salute dal proprio cellulare evidenzia che un intervistato su quattro consulta questi programmi più volte al giorno e non può più farne a meno, dal Cohen Children's Medical Center di New York piomba una notizia in totale controtendenza: nell'apprendimento dei più piccoli, bocciate le app educative. Molto meglio il dialogo e i giocattoli tradizionali.   Uno smacco "digitale" per tutti quei genitori iper-tecnologici che si vantano dell'abilità dei propri figli con smartphone e tablet prima ancora che sappiano parlare. Secondo il team di scienziati di New York c'è invece da preoccuparsi, perché i dispositivi con touchscreen non solo non fanno imparare più in fretta, ma rischiano di fare da

Da pornodiva a fervente cattolica, la commovente storia di una conversione

La carriera Claudia Koll , classe ’65, ha frequentato il Liceo Classico e Quattro anni di studi in Medicina all'università di Roma, perché voleva diventare Psichiatra. Quando aveva deciso di dedicarsi alla carriera artistica, Claudia Koll frequentava il Drama Course, ha preso lezioni di Danza professionale e di canto. Ebbe il primo ruolo di attrice protagonista nel film erotico di Tinto Brass "Così fan tutte" del 1992 che fa scalpore, ma da allora ebbe un'improvvisa celebrità e le si spalancarono le porte della fiction televisiva. E così poi la carriera di Claudia Koll si iniziò a snodarsi poi tra il cinema, il teatro e la televisione, ripassa il copione e resta sul set fino a tardi. Adora la cioccolata, tutte le sere andava in palestra, prima di addormentarsi legge sempre e le piacciono molto i libri gialli. Claudia Koll fu fra i protagonisti dello sceneggiato "Il Giovane Mussolini", a fianco di Antonio Banderas, nell’ormai lonta