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Da pornodiva a fervente cattolica, la commovente storia di una conversione


La carriera

Claudia Koll, classe ’65, ha frequentato il Liceo Classico e Quattro anni di studi in Medicina all'università di Roma, perché voleva diventare Psichiatra.

Quando aveva deciso di dedicarsi alla carriera artistica, Claudia Koll frequentava il Drama Course, ha preso lezioni di Danza professionale e di canto.

Ebbe il primo ruolo di attrice protagonista nel film erotico di Tinto Brass "Così fan tutte" del 1992 che fa scalpore, ma da allora ebbe un'improvvisa celebrità e le si spalancarono le porte della fiction televisiva.
E così poi la carriera di Claudia Koll si iniziò a snodarsi poi tra il cinema, il teatro e la televisione, ripassa il copione e resta sul set fino a tardi.
Adora la cioccolata, tutte le sere andava in palestra, prima di addormentarsi legge sempre e le piacciono molto i libri gialli.

Claudia Koll fu fra i protagonisti dello sceneggiato "Il Giovane Mussolini", a fianco di Antonio Banderas, nell’ormai lontano 1992 su Rai Due.
Apparve anche nel 1996, assieme a Pippo Baudo ed Anna Falchi conducendo il Festival di Sanremo.
Sempre in TV continua la fortunata serie "Linda e il brigadiere" con "Linda e il brigadiere 2", accanto alla buon anima di Nino Manfredi.

Nel 2001 gira "Impero", fiction Mediaset in cui recita accanto a Claudio Amendola, è interprete di "Cuore di Ultrà", nella parte di Rachele Mussolini ed ha condotto il programma "L'Angelo", su Canale 5.
A teatro Claudia Koll si cimenta con "Uomini sull'orlo di una crisi di nervi" di Alessandro Capone, "La professione della Signora Warren" di Patrick Rossi Gastaldi, al fianco di Anna Proclemer e
"Ninotchka" di Filippo Crivelli, "Alle volte basta un niente" portata sulle scene insieme a Gianfranco Jannuzzo 

Poi negli ultimi anni, Claudia Koll è protagonista di un'altra fortunata fiction tv, questa volta su Canale 5: "Valeria Medico Legale"
Appassionata di tango, è anche interprete dello spettacolo teatrale Teatro Fantastico di Buenos Aires. 

Chi è ora Claudia Koll?
Da alcuni anni a questa parte la bella attrice si occupa di volontariato e di eventi a sfondo benefico per i bambini dell'Etiopia, Claudia Koll, già attrice che ha fatto parlare di sè per film e foto non troppo castigate, è oggi presidente onoraria e madrina dell'Associazione italiana celiachia ed è volontaria al Centro Don Bosco di Dilla in Etiopia oltre a sostiene la campagna di adozione a distanza dei bambini Saharawi celiaci promossa dall'Aic (Associazione Italiana Celiachia).

Negli ultimi anni, alcune situazioni della sua vita l'hanno portata ad avvicinarsi alla fede e ad essere intensamente coinvolta nella fede cattolica.
Ha deciso, quindi, di dare una svolta alle proprie attività personali e professionali.
Si dedica con passione e solidarietà alle sorti dell'umanità più disagiata attraverso numerose associazioni di volontariato e all'apostolato, testimoniando in numerosi incontri di preghiera il "giro di boa" che ha impresso alla propria esistenza.
Secondo la testimonianza dell'attrice la conversione ha avuto inizio quando, durante una meditazione, si è sentita spinta da un'entità a volgere all'odio la sua vita. Al suo rifiuto interiore ha fatto seguito un momento di grande sofferenza fisica e spirituale causato dalla ribellione di tale entità alla sua scelta. La stessa Koll racconta di avere, in quel momento, recitato il Padre Nostro, quindi il rosario, stringendo tra le mani un crocifisso che le era stato regalato solo alcuni giorni prima, riuscendo a provare una grande pace; lei racconta che la recita del santo rosario le era rimasta impressa dalla nonna materna.
Numerose volte pellegrina al Pontificio Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei, l'11 ottobre 2009, in occasione della IV festa "Pompei è città", le è stata conferita dal sindaco la cittadinanza onoraria di Pompei.


Agli inizi del percorso di attrice con un film di Tinto Brass
In una intervista a Zenit (parte I, parte II, parte III) Claudia così racconta la sua storia, da una carriera a luci rosse alla scoperta di una felicità impagabile:

"Quando sono andata via di casa la prima difficoltà era economica: come mantenermi. Avevo un’amica che mi ospitava, però per mantenermi ho cominciato a cercare lavoro. Era difficilissimo. Andavo nei bar e ristoranti per fare la cameriera, come tanti attori, anche famosi, fanno e hanno fatto, perché questo tipo di lavoro ha un orario che permette di fare i provini, di studiare in accademia...Nessuno poteva pensare che io fossi in grado di portare due piatti in mano perché si vedeva che venivo da una famiglia in cui non è che avessi fatto poi tanto...si vedeva che non avevo quella sveltezza, non davo credibilità sul lavoro. Quindi accettai il 1° film che mi fu proposto per necessità economica. Era un film trasgressivo dove venivo utilizzata innanzitutto come corpo e lo feci perché peccai di ingenuità. Dissi “Va bene io uso questa situazione, faccio questo film poi mi conoscono e scelgo e faccio i film che a me piacciono”. Invece non è stato così perché dopo questo film la mia carriera anziché partire si è arrestata. Il mio agente fece questo errore di valutazione, mi disse “Ma si, Claudia, fallo, poi troviamo una cosa diversa”. Poi ero circondata da persone che mi spingevano in questa direzione. In effetti il mio agente mi fece fare una cosa diversa, un film con Antonio Banderas, una grossa produzione con Germania, Cecoslovacchia, Italia, ma il film fu messo in un cassetto e chiuso a chiave. Il film, voluto dalla RAI, parlava del giovane Mussolini socialista, ma ci fu tangentopoli e il cambio di gestione della Rai, per cui chi arrivò disse “questo film…per carità!”. Rimasi con il mio film con Tinto Brass, senza riuscire più a lavorare perché fui etichettata come un’attrice di questo genere di film. Sono tornata a non lavorare per diverso tempo, finché non mi fu proposta una sostituzione in teatro in una piccola commedia che però ebbe successo. Poi arrivò una trasmissione televisiva, il Festival di S. Remo e da lì ho cominciato a scegliere quello che volevo veramente fare, cioè un certo tipo di teatro e poi la fiction televisiva".

La svolta della sua vita

"Arriviamo al 2000. Non ho costruito una famiglia. Ho concentrato tutte le mie energie sul lavoro. Vivevo per il mio mestiere. Lavoravo di giorno, di notte. Sono infaticabile, ho questa forza fisica che mi permette di andare anche un po’ oltre i normali ritmi di vita. Tante volte mi sono trovata a girare una trasmissione televisiva di notte, quando gli altri dormivano, perché di giorno giravo un film. Giravo la fiction, poi correvo in teatro . Questo ha voluto dire non sviluppare la mia affettività. Con i miei genitori avevo ricominciato a ricucire i rapporti, però per me non esistevano Natale, Pasqua, le feste. Lavoravo e basta. Le persone che mi sceglievo erano già occupate e quindi avevo i miei spazi, la mia libertà per fare come volevo. Nel 2000, guadagnando già tanto, avevo perfezionato il mio modo di lavorare. Ho fatto pure un percorso di crescita artistica, studiando con gli americani. Gli americani hanno un metodo di interpretazione che è speciale, più che recitare preferiscono immedesimarsi, vivere con il personaggio. Sentivo questo metodo più vicino a me, perché in realtà avevo questo grande bisogno di comunicarmi e lo facevo attraverso i film più che nella vita. I personaggi erano il mio modo di mostrare quella parte nascosta di Claudia dietro la maschera del personaggio. Ci tenevo a piangere veramente quando il personaggio piangeva, a ridere veramente…per me non era una rappresentazione, era vita, vissuta attraverso un personaggio che interpretavo. Dato che guadagnavo abbastanza potevo permettermi una coach. Cos’è una coach ? E’un supervisore che ti aiuta a costruire il personaggio sul copione dall’inizio fino a quando giri il film e ti accompagna sul set, ti controlla la recitazione, se va bene, se puoi migliorare, se le luci sono buone, insomma un supervisore del lavoro. In America i registi non curano gli attori , ma curano i movimenti di macchina, poi ci sono i coach personali degli attori che curano la recitazione. Il regista incontra i coach ai quali delega la cura degli attori. Geraldine, la mia coach, venne dall’America perché dovevo girare un film e mi disse “Voglio andare a S. Pietro” perché sapeva che era stata aperta la Porta Santa. Era il 2000, l’anno del Giubileo. L’ho accompagnata per amicizia, erano almeno 20 anni che non praticavo la chiesa. In realtà è stato quello un appuntamento che ha generato una reazione a catena per cui io sono arrivata all’incontro con Dio forte.
Di quel giorno in cui ho attraversato la Porta Santa e sono arrivata in Basilica non ricordo niente, però alla donna che collaborava a casa mia, persona di estrema fiducia del mio nucleo affettivo, dissi “Devi andare anche tu”. Quindi qualcosa dovevo avere registrato.
Vado in Puglia a girare il film e cominciano i primi problemi. Innanzitutto il Signore ha messo in discussione le mie sicurezze nel mondo del lavoro. Mi sono trovata in difficoltà perché dovevo girare una scena in cui rispondevo al telefono e mi dicevano che l'uomo che amavo era in coma. In questo primo piano dovevo mostrare tutto l'amore che avevo per quest'uomo, ma anche tutto il dolore per una notizia del genere. Per vivere una scena del genere nel cinema americano si sostituisce il proprio copione, la propria parte, con il proprio vissuto del passato. Prendo nel mio passato una scena dolorosa e sostituisco le parole che ascolto al telefono e quelle che dico con una scena del mio vissuto. Siccome vado a toccare una ferita del mio cuore, quella sanguina e io piango oppure ho comunque una reazione autentica di dolore. Quel giorno facevo la mia sostituzione, l'emozione partiva, ma non usciva, si bloccava. Il primo ciak è andato a vuoto, il secondo pure. Comincio ad innervosirmi perché non rispondo ai miei comandi. Normalmente mi riusciva bene, anzi in quel film ho pianto tantissimo, mi veniva naturale anche quando non serviva. In quel momento di autentico amore, di dolore profondo, non usciva niente ed ero in difficoltà. Arriva Geraldine, io mi aspettavo che mi dicesse “cambiamo ferita, forse quella che abbiamo scelto oggi non funziona” e invece mi dice una cosa che mi stronca “Claudia se non c'è verità nella tua vita come ci può essere nel tuo mestiere”. Lei sapeva che in amore non ero fedele e si rendeva conto di come vivevo. “Come pretendi di provare un'emozione autentica in un film se il tuo cuore è diviso, se non sei fedele in amore come puoi provare un sentimento autentico in un film, il cuore è lo stesso” mi diceva. Io ho capito, oggi, che quel tappo che avvertivo sul cuore era il mio peccato. Quando il Signore dice “toglierò quel cuore di pietra e ti darò un cuore di carne”, ecco il mio peccato stava indurendo il mio cuore, mi impediva di comunicare amore, lo stava spegnendo. Il Signore all'inizio mi ha messo davanti ai miei peccati, alla mia miseria. Non avrei mai potuto incontrare la misericordia di Dio, il suo perdono, il suo abbraccio, se prima non diventavo consapevole dei miei peccati. Mi ha risvegliato la coscienza che si era addormentata. Perché tu ad un certo punto finisci per vivere seguendo i tuoi personali istinti, i tuoi desideri e non sai più cosa è bene e cosa è male. Fai quello che senti di fare, perché tanto lo fanno tutti, sei anche giustificato da questo. Io personalmente ho avuto un'esperienza forte perché mi sono scontrata con il maligno. Sono arrivata veramente nell'abisso".


Dalle parole di questa donna mi viene spontaneo chiedermi: perché facciamo così fatica a trovare chi è più intimo a noi di noi stessi?
Dobbiamo cercare di riuscire a percepire colui che conosce la nostra oscurità e solitudine meglio di noi stessi e la ama più di noi stessi.
Perché noi che a tutti i costi vogliamo amare non troviamo l'Amore?

La cura dell’Amore
"Mi dicevo ma il Signore ha pensato proprio a me, che vengo da una vita dissoluta, ma lui mi è Padre. Questi sono i pensieri che mi hanno attraversato. Io ho avuto un padre tosto, abbastanza forte di carattere, quando sono tornata a casa una volta avevo i jeans strappati, si vedeva tutto il corpo, mio papà mi ha fatto uscire di casa e non mi ha voluta. Chi era questo Padre invece che pur in una vita sfasciata, si piegava su di me e mi aiutava non mi girava le spalle? Allora ho detto “Ti voglio conoscere”. Così si è generato tutto il cammino della ricerca di Dio. Innanzitutto ho sentito il bisogno di tornare in chiesa e di starci sempre di più perché lì respiravo la presenza di Dio, lo riconoscevo, e soprattutto sentivo la pace. Ho cominciato a partecipare alla santa messa anche ogni giorno. Spiritualmente ero molto provata perché ero in peccato mortale. Lo Spirito è come una pianta alla quale non è stata data acqua, secca, nel partecipare alla messa sentivo subito il beneficio. Sentivo che recuperavo le forze perché quando si è morti spiritualmente si è morti fisicamente. Lo capisce chi soffre di depressione che non ha voglia di reagire, di fare niente, è come impedito a vivere. Ecco, io sentivo che partecipando alla messa ricevevo vita. Era la parola che ascoltavo che mi liberava e mi apriva al mondo della conoscenza di Dio. Ho incominciato a cercare Dio nella sua parola e poi nell'eucarestia e piano piano ho ripreso le forze spirituali e il Signore mi ha portata in un cammino di conversione profonda. E’stata essenziale la decisione di stare con Dio e non con il maligno. La conversione è stata consapevole e radicale perché è stata una scelta libera e intelligente. Quando ho capito con chi avevo a che fare se stavo nel peccato, subito ho “girato la macchina” e ho cambiato direzione. Man mano che diventavo consapevole dei miei peccati, li confessavo e subito chiedevo a Dio la grazia di cambiare. Mi sono detta “ma io, Signore, ti chiedo un'umiltà così grande così profonda così che io non debba avere il culto di me stessa né di satana, ma solo di Te”.
Il capire che la vita è una lotta tra il bene e il male e bisogna lottare con intelligenza e consapevolezza, non vivacchiare, non lasciarsi trasportare dalla vita, ma prenderla in mano e dirigerla, è stato fondamentale".

Claudia è guarita?
"Non ho paura di vivere oggi anche se la mia vita è diventata più difficile rispetto a prima, però più consapevole e più bella. L’intelligenza è necessaria, è necessario anche il sentimento, mente e cuore devono camminare insieme per questo non vado più secondo gli istinti, le passioni, ma cerco di riflettere e chiedermi dove mi porta una determinata scelta. È un bene solo per me, egoistico o è un bene anche per gli altri? Perché questa è stata la guarigione più grande che Dio ha operato in me: mi ha fatto uscire dall'egoismo. Questa è stata la guarigione dall'affettività, cioè non ero più io al centro di me stessa, ma era un rapporto con l'altro, un rapporto con Dio. Dio al centro della mia vita. Nel rapporto con Dio e nel rapporto con gli altri si è aperta la mia vita e quindi ho cominciato ad amare diversamente, in maniera gratuita, senza interesse, com'è l'amore di Dio.
Il mio è un percorso verso l’essenziale, dove la verità va di pari passo con l’Umiltà. Io chiedo al Signore di fare sempre verità nella mia vita “Fammi vedere, svelami quelle che sono le illusioni, gli errori, gli sbagli, aiutami sempre a camminare nella verità”.
E’ un percorso perché il Signore ti chiede di crescere mano a mano nell'amore con la sua grazia. Ti chiede di amare anche quelli che non sono facili da amare, quelli che tu per natura vorresti allontanare. In questo mi ha illuminato Mirjana una delle veggenti di Medjugorje. Mirjana ha detto “Sono cresciuta alla scuola di Maria”. Maria scusa sempre i suoi figli, ma Gesù cosa ha fatto sulla croce? Nel momento in cui veniva crocefisso, Gesù diceva “Padre perdonali perché non sanno quello che fanno”. Li ha scusati. Ci ha scusati. Credo che questo sia un cammino di crescita nella capacità di amare anche nei momenti in cui uno vorrebbe arrabbiarsi, far valere le proprie ragioni. Per il contrasto però io ho due punti fissi: il maligno mi chiedeva di odiare, quindi per tutto quello che è rancore, rabbia va immediatamente chiesto a Dio di fare pulizia nel nostro cuore che non generi poi odio che apre la porta al maligno nella nostra vita; dall'altra parte il Signore ci dice che quando noi siamo feriti da un'altra persona, dal fratello noi dobbiamo sempre cercare di scusare perché, scusando, benedicendo anche coloro che sono a noi nemici riusciamo a non cadere nella trappola della rabbia che poi genera rancore, che è una serpe che prende dimora nel nostro cuore e ci rende meno belli. A Medjugorje quando un veggente ha chiesto a Maria“perché tu sei così bella?”, Lei ha risposto “perché amo”. L'amore ci rende più belli perché risplendiamo della luce di Dio, della sua presenza dentro di noi".

Un amore cresce solo se gli diamo spazio e tempo.
E la solitudine del silenzio che non riusciamo a sopportare è la porta dietro cui si nasconde Dio.
Dio non solo c'è. Dio c'è per me. Dio non solo mi vuole. Dio mi vuole bene.
Ma come in ogni amore ci vuole il coraggio di dire: metto la mia vita nelle tue mani.
Ci vuole il coraggio di sostare davanti a quella porta e bussare.

Commenti

  1. Ma che storia....!

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    Risposte
    1. dio e' con te !

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    2. claudia prega per me , che anch'io possa guarire ! la tua storia , la tua conversione curera' molte anime !

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