Papa Francesco il 19 marzo, festa di San Giuseppe, ha detto questo. Ha parlato del ruolo dell'educatore, e verso la fine ha detto le seguenti parole: Cari fratelli e sorelle, la missione di san Giuseppe è certamente unica e irripetibile, perché assolutamente unico è Gesù. E tuttavia, nel suo custodire Gesù, educandolo a crescere in età, sapienza e grazia, egli è modello per ogni educatore, in particolare per ogni padre. San Giuseppe è il modello dell’educatore e del papà, del padre. Affido dunque alla sua protezione tutti i genitori, i sacerdoti – che sono padri –, e coloro che hanno un compito educativo nella Chiesa e nella società.
Sono sempre più travolto dalla bellezza che vedo nel mio essere educatore, percepisco sempre più la paternità, l'essere padre e madre (per l'affetto e la premura) allo stesso tempo.
Chi si accontenta di una sedia di fronte ad un pc (o un cellulare), del divano davanti alla tv, ne lascia le pagine bianche...
La figura di San Giuseppe mi aiuta.
Sorrido spesso quando noto che per i ragazzi (quelli più piccolini) noi siamo educatori prima che uomini e vederci con una lacrima o con la bocca sporca di sugo li proietta in un mondo meraviglioso in cui noi educatori siamo persone normali come loro.
Bisbigliano, sorridono, chiedono, rispondono. E la loro vita passa dentro la tua. E la tua dentro la loro. E non sai come, ma percepisci cosa è diventare padre. O madre.
Poi vedo alcuni loro fratellini e sorelline crescere, imparano a camminare: un cambio radicale nella loro incontenibile fame di esplorare il mondo e nell'apprensione degli adulti che cercano di tenerlo d'occhio.
Uno dei ragazzi di cui sono formatore sta rimparando a camminare dopo l'operazione alla gamba è costretto ad una riabilitazione quotidiana da alcuni mesi. Anche lui impara, reimpara, a camminare ed esplora e scopre le cose.
Allora concludo dicendo che per scoprire il mondo, le persone bisogna camminare, a qualsiasi età. Il nostro modo di camminare è una sintesi perfetta di come stiamo al mondo. (E' tutto dire, pensando a come cammino buffo).
Bisbigliano, sorridono, chiedono, rispondono. E la loro vita passa dentro la tua. E la tua dentro la loro. E non sai come, ma percepisci cosa è diventare padre. O madre.
Poi vedo alcuni loro fratellini e sorelline crescere, imparano a camminare: un cambio radicale nella loro incontenibile fame di esplorare il mondo e nell'apprensione degli adulti che cercano di tenerlo d'occhio.
Uno dei ragazzi di cui sono formatore sta rimparando a camminare dopo l'operazione alla gamba è costretto ad una riabilitazione quotidiana da alcuni mesi. Anche lui impara, reimpara, a camminare ed esplora e scopre le cose.
Allora concludo dicendo che per scoprire il mondo, le persone bisogna camminare, a qualsiasi età. Il nostro modo di camminare è una sintesi perfetta di come stiamo al mondo. (E' tutto dire, pensando a come cammino buffo).
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