Giovani e media: intervistiamo l'esperto

La Prof.ssa Gianna Cappello è Presidente del MED-Associazione Italiana per l’educazione ai media e alla comunicazione, insegna al Dipartimento di Studi su Politica, Diritto e Società all’Università degli Studi di Palermo.
Alessandro Cristofari l’ha intervistata per chiederle un parere sul futuro dei giovani che sono sempre più davanti ai media da soli e su come fa un genitore a trovare il giusto mezzo tra censura e permissimismo. E inoltre, interesse dell’intervistatore è sapere quali sono prospettive future sulla qualità della vita di questi ragazzi, e che influenza hanno i media su questa generazione. Vediamo come risponde la prof.ssa Cappello.

 
Siamo nella generazione dei nativi digitali: quali le prospettive future sulla qualità della vita dei ragazzi?
“Col passare del tempo le generazioni saranno sempre più nativi digitali. La distinzione tra nativi digitali e migranti digitali non ci sarà più perché anche i genitori tra una o due generazioni saranno nativi digitali. Ma il ruolo del genitore sul proprio figlio rimane, diminuiscono le distanze in questo campo delle nuove tecnologie, ma il genitore continua a essere guida dall’alto della sua autorevolezza (e non autoritarismo). Il ruolo del genitore viene riaffermato in quanto avrà competenze critiche maggiori, se non altro per l’età. Credo che la scuola debba essere un alleato: con un ruolo importante, che è quello di fare da ponte tra il genitore e il figlio con il rapporto genitori-docenti. Se la scuola si aprisse al territorio e creasse progetti integrati sui media sarebbe la cosa migliore. Che la scuola aiuti è fondamentale!”.

Per tornare ad un auspicabile rapporto di confronto diretto tra i produttori di prodotti family, le famiglie e gli stessi ragazzi, lei già conosce il Film Family Festival, e sa che ne fa proprio di questo argomento la sua mission primaria.
La manifestazione quest’anno ha svolto con successo la sua quarta edizione; quali meriti le riconosce e quali le sue personali aspettative per il futuro?
“Sarebbe bello che si creasse una rete di genitori; che ogni famiglia al ritorno a casa, in ogni territorio, potesse trovare un follow-up nei mesi a seguire. Sarebbe bello che il Film Family Festival potesse diventare una vetrina di quello che si fa durante l’anno, perché il rischio che si corre in iniziative così belle e ricche è che rimangano esperienze individuali e limitate. Invece deve esserci una sinergia tra le famiglie e una continuità con la creazione di reti, collaborando con chi sul territorio è già impegnato in queste attività. Questo festival che personalmente apprezzo molto potrebbe diventare una vetrina di buone pratiche e di attività media educative e un lancio a venire. La mia esperienza dice che gli insegnanti per esempio, acquisiscono molta forza quando vedono buone pratiche realizzate da altri, perché crea un effetto catalizzatore, e questo è assolutamente nelle corde di un’iniziativa come il Festival di Fiuggi”.

Sempre più i minori vengono lasciati davanti ai media da soli. Come fa un genitore a trovare il giusto mezzo tra censura e permissivismo?
Giustamente lei ha utilizzato due termini che sono agli opposti: permissivismo e censura. Entrambi però li trovo sbagliati.
La censura è un fallimento educativo: non si educa censurando e oscurando. Il problema è onnipresente, il figlio “svicola” i filtri e i genitori lo sanno: si collega o dall’Iphone che magari i genitori stessi gli hanno regalato, o dal pc di un amico di classe, ecc.
Il permissivismo anche va evitato. Ci sono delle ricerche che evidenziano che il giovane ha bisogno di una guida interlocutoria che educhi e aiuti il ragazzo. Il permissivismo invece è un non atteggiamento, un non approccio. Si rimane passivi di fronte a un problema non facendosene carico. C’è bisogno invece di accompagnare guidando il giovane, questo è il nocciolo: un genitore deve sapere cosa significa stare su Facebook, o come si gioca a un determinato gioco di ruolo, ma non per controllare, ma per condividere e mettersi alla pari. Questo permette poi ai genitori di mettersi in condizione di dialogo e di farsi raccontare e entrare in un rapporto autentico con i figli. L’onere dei genitori è farsi carico della vita dei propri ragazzi. Serve sforzo, e l’umiltà di riconoscere di non sapere tutto, e che dai ragazzi c’è da imparare. Un ruolo importante lo hanno le istituzioni che devono formare i genitori con programmi di formazione e orientamento.

Pubblicato su Cogitoetvolo

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