La sai l’ultima (direbbe il titolo di una vecchia trasmissione televisiva) sui cinesi? Gerry Scotti e Michelle Hunziker sono diventati razzisti, almeno secondo la vulgata che anche nell’innocua ironia vede un attacco alla diversità etnica e all’inclusione culturale. Paranoie. Siamo diventati dei grandi ipocriti, pieni di ideologia! I due conduttori televisivi sono finiti in una inutile ma fortissima bufera per una gag andata in onda nei giorni scorsi al famoso Striscia La Notizia (che per altro credevo non vedesse più nessuno), dove, per introdurre un servizio sulla sede Rai di Pechino, hanno imitato la pronuncia cinese (trasformando la Rai in “Lai”) e stiracchiato il viso per riprodurre gli occhi a mandorla.
Apriti cielo! Non sia mai! Il siparietto, peraltro per nulla originale ma ovviamente bonario nelle intenzioni, ha scatenato moti di indignazione a partire dal mini-mondo dei social.
Su Gerry e Michelle è quindi caduta l’accusa di aver caricaturizzato i lineamenti asiatici e di essere ricorsi a stereotipi razzisti. Il che fa sorridere ben più della suddetta gag della discordia, che ricorreva sì ad un’ironia un po’ fuori moda, ma non aveva certo tutto il peso offensivo che le è stato montato sopra.
Intervenendo su Instagram, la stessa Hunziker ha sottolineato di non aver voluto intenzionalmente ferire nessuno e si è scusata così:“Non era assolutamente mia intenzione ferire la sensibilità della cultura cinese, io amo tutte le culture e sono contro ogni tipo di razzismo, ogni tipo di violenza e ogni tipo di discriminazione. Ma mi rendo conto che posso aver veramente urtato la sensibilità di qualcuno e per questo chiedo umilmente scusa“.
Ma il razzismo è una cosa seria e, in realtà. Il programma in questione fa anche satira, ambito che, in generale, qualcuno vorrebbe normalizzare decidendo su cosa si può scherzare e come lo si deve fare, e togliendo peraltro al pubblico la libertà di decidere se effettivamente la comicità ha superato o meno i limiti dell’offesa. Da sempre la satira ha giocato sulle pronunce, sui dialetti, facendo simpatiche o meno macchiette calcando modi di essere e di fare.
Nello specifico, definiremmo la gag ‘cinese’ di Gerry e Michelle sbiadita ed evitabile. Ma non razzista. Se lo fosse stata davvero, dovremmo correre ai ripari togliendo di mezzo anche comici ed attori che riproducono ad esempio l’accento milanese o quello romanesco, magari aggiungendo qualche tipica espressione o modo di fare attribuiti a delle specifiche provenienze regionali. Per fortuna non siamo ancora arrivati a tanto, ma non ci stupiremmo se qualcuno si indignasse strumentalmente anche in tal senso. Sicuramente siamo arrivati alla frutta.
Il contrasto ai fenomeni discriminatori è una battaglia culturale giustissima (ricordando sempre che esiste un principio etico e di giustizia da cui non si può prescindere), ma dando la libertà di esprimersi: intanto distinguendo della satira bonaria dall’insulto gratuito e volgare, e poi non cadendo nel ridicolo di un dittatoriale e ipocrita perbenismo. In modo simile si sta affermando ciò col DDL Zan: tutti parlano di rispetto per una categoria di persone (con decreti legge più che discutibili, ma non è questo il contesto per trattare del perchè), ma come provi ad argomentare la posizione contraria al DDL vieni riempito di insulti vergognosi e pesantissimi (tra altro anche con appellativi volgari che richiamano quella categoria stessa) E quindi? il rispetto è solo per alcuni? Solo per loro?... Ma su questo secondo tema ci sarebbe troppo da dire. Però intanto ditemi: ma in quale mondo finto siamo capitati?
Spiegatemi! Non ci capisco più nulla!
Apriti cielo! Non sia mai! Il siparietto, peraltro per nulla originale ma ovviamente bonario nelle intenzioni, ha scatenato moti di indignazione a partire dal mini-mondo dei social.
Su Gerry e Michelle è quindi caduta l’accusa di aver caricaturizzato i lineamenti asiatici e di essere ricorsi a stereotipi razzisti. Il che fa sorridere ben più della suddetta gag della discordia, che ricorreva sì ad un’ironia un po’ fuori moda, ma non aveva certo tutto il peso offensivo che le è stato montato sopra.
Intervenendo su Instagram, la stessa Hunziker ha sottolineato di non aver voluto intenzionalmente ferire nessuno e si è scusata così:“Non era assolutamente mia intenzione ferire la sensibilità della cultura cinese, io amo tutte le culture e sono contro ogni tipo di razzismo, ogni tipo di violenza e ogni tipo di discriminazione. Ma mi rendo conto che posso aver veramente urtato la sensibilità di qualcuno e per questo chiedo umilmente scusa“.
Ma il razzismo è una cosa seria e, in realtà. Il programma in questione fa anche satira, ambito che, in generale, qualcuno vorrebbe normalizzare decidendo su cosa si può scherzare e come lo si deve fare, e togliendo peraltro al pubblico la libertà di decidere se effettivamente la comicità ha superato o meno i limiti dell’offesa. Da sempre la satira ha giocato sulle pronunce, sui dialetti, facendo simpatiche o meno macchiette calcando modi di essere e di fare.
Nello specifico, definiremmo la gag ‘cinese’ di Gerry e Michelle sbiadita ed evitabile. Ma non razzista. Se lo fosse stata davvero, dovremmo correre ai ripari togliendo di mezzo anche comici ed attori che riproducono ad esempio l’accento milanese o quello romanesco, magari aggiungendo qualche tipica espressione o modo di fare attribuiti a delle specifiche provenienze regionali. Per fortuna non siamo ancora arrivati a tanto, ma non ci stupiremmo se qualcuno si indignasse strumentalmente anche in tal senso. Sicuramente siamo arrivati alla frutta.
Il contrasto ai fenomeni discriminatori è una battaglia culturale giustissima (ricordando sempre che esiste un principio etico e di giustizia da cui non si può prescindere), ma dando la libertà di esprimersi: intanto distinguendo della satira bonaria dall’insulto gratuito e volgare, e poi non cadendo nel ridicolo di un dittatoriale e ipocrita perbenismo. In modo simile si sta affermando ciò col DDL Zan: tutti parlano di rispetto per una categoria di persone (con decreti legge più che discutibili, ma non è questo il contesto per trattare del perchè), ma come provi ad argomentare la posizione contraria al DDL vieni riempito di insulti vergognosi e pesantissimi (tra altro anche con appellativi volgari che richiamano quella categoria stessa) E quindi? il rispetto è solo per alcuni? Solo per loro?... Ma su questo secondo tema ci sarebbe troppo da dire. Però intanto ditemi: ma in quale mondo finto siamo capitati?
Spiegatemi! Non ci capisco più nulla!
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