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Sviluppo e maturazione della personalità

 

In questo periodo, per un mio percorso professionale, mi sto rimettendo a studiare e a dare esami.

Di recente mi sono imbattuto in tematiche riguardanti la psicologia e la pedagogia: ho dovuto produrre un elaborato che sottopongo ai lettori, perchè ritengo che il tema sia attualissimo e non poco importante per chi si occupa di educazione.

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Le linee che caratterizzano lo sviluppo e la maturazione della personalità e l'incidenza della psicologia e della pedagogia per una maturità integrale ed armonica.

Introduzione

Il tema dello sviluppo e maturazione della personalità è di vitale importanza per acquisire una più profonda conoscenza di sé e una comprensione armonica della persona nel suo insieme psicofisico, nonché al fine di ottenere una maggiore efficacia negli ambiti delicati della direzione spirituale o della formazione umana integrale. È l’accezione più completa del concetto di ‘personalità’, con tutta la sua complessità e varietà, che si deve tenere presente in questo studio, dal momento che l’essere umano è dinamico e per natura proteso al cambiamento. Questo a sua volta è determinato da una pluralità di fattori esterni, dal nostro comportamento e dal contesto famigliare, specialmente nei primi anni di vita. Entriamo nel vivo del tema affrontandolo per punti.

1.    La personalità

La personalità è costituita innanzitutto da un insieme di caratteristiche comportamentali. La letteratura psicanalitica è ricca di contributi su questo tema; alcuni studiosi sostengono che la personalità si formi interamente soltanto nell’età infantile, attraverso gli istinti e gli impulsi sessuali. Freud, ad esempio, sostiene attraverso il suo metodo psicanalitico che la personalità di un individuo sia determinata da alcune specifiche fasi della vita nel suo stadio infantile, per via di istinti e impulsi sessuali che portano al raggiungimento di un equilibrio del conflitto che oppone coscienza e inconscio. Per Freud, infatti, una componente determinante è il piacere, ossia quel complesso di pulsioni e desideri (libido) che il bambino sfrutta per comunicare e interagire con ciò che lo circonda. Secondo questa visione l’uomo quando nasce è bisessuale: nel primo anno di vita vive una fase orale, chiamata di autoerotismo; subentrano poi la fase anale (nel secondo anno di vita) e infine la fase fallica, nel terzo anno, in cui i bambini si identificano con il genitore del sesso opposto, mentre l’altro genitore è visto come rivale (complesso di Edipo o complesso di Elettra). Il processo si conclude infine con la fase della pubertà, fase di latenza, in cui le pulsioni saranno più forti. Se queste pulsioni, con l’energia che le accompagna, si bloccano, si instaura un meccanismo di autoinganno che sostituisce il desiderio.

Rispetto a questa visione riduzionista, altri autori di stampo umanistico, come lo studioso statunitense Gordon Allport, affrontano la questione senza negare che i tratti della personalità siano influenzati dalle esperienze dell’infanzia e della gioventù, ma riconoscono altresì un ruolo, persino più capillare e oggettivo, anche all’influenza esercitata dall’ambiente sociale in cui ciascun individuo vive e dalle reciprochei tra queste due dimensioni.

Altri autori della corrente umanistica sostengono che la personalità si struttura su tre livelli: 

1.     Livello psicofisiologico legato al corpo, ad esempio le tendenze sessuali o il nutrimento.

2.     Livello psico-sociale in cui conoscenza di altre persone e sentimenti favoriscono rapporti e relazioni con il prossimo. 

3.     Livello spirituale che si caratterizza dalle domande sul senso della vita. 

2.    Fattori che influenzano la personalità

A premessa di questa sezione bisogna precisare che non tutti i fattori che condizionano la personalità sono atti consci: non sempre, infatti, si è consapevoli di tutto ciò che spinge a comportarsi in un determinato modo.

Una crescita umana equilibrata deve necessariamente presumere la facoltà di prendere decisioni coscienti e instaurare relazioni responsabili e autentiche. L’essere umano ha bisogno di altri esseri umani, di relazionarsi col prossimo per svilupparsi come persona.

Inoltre esistono somiglianze nelle generazioni: ad esempio, si possono avere dei tratti comuni con il fisico dello zio, il temperamento della nonna e l’intelligenza del papà, ma questo non condiziona mai in un grado assoluto. Si tratta in ogni caso di aspetti che maturano con il tempo, e sono comunque influenzati da fattori ascrivibili a ulteriori tratti ereditari, come la propensione a contrarre una certa malattia. Così scrive Allport: «siamo convinti che in un futuro ancora molto lontano si troveranno fatti concernenti la personalità – provati con certezza – da collegare con fatti, altrettanto ben provati, concernenti la biologia umana»[1]. La personalità è pertanto da considerarsi come una unità dinamica alla cui formazione concorrono sia fattori biologici che sociali, i quali si completano in modo armonico. 

Anche l’ambiente ha un peso non trascurabile in merito alla formazione della personalità, se si pensa che, a quanto pare, già attraverso gli stimoli percepiti nel grembo materno possa variare il nostro senso di sicurezza o insicurezza. Ciò significa che tutto ciò che ci circonda esercita un’influenza già prima della nascita. 

A livello psicologico l’ambiente calmo e sereno porta ad atteggiamenti positivi e creativi; al contrario, un contesto che presenta frequenti tensioni tra i suoi componenti genera più facilmente aggressività e insicurezza. 

Esistono alcuni ostacoli allo sviluppo della personalità che dipendono, da qualsiasi mancanza nella famiglia, nell’ambiente o nelle disposizioni personali e poi nel tempo anche i successi e gli insuccessi nella vita professionale.

3.    Conoscersi

La conoscenza della propria persona e del rapporto con altri individui (ad esempio, il modo in cui si tende a reagire, come ci si diverte etc.), è, come si è detto, molto importante. 

Per Sant’Agostino l’essere umano è autotrascendente, ciò lo differenzia dagli animali «i bimbi sono più̀ deboli dei piccoli degli animali nell’uso e nel movimento delle membra e nelle facoltà̀ di conseguire e di evitare. Sembrerebbe che il vigore dell’uomo si levi con tanta superiorità̀ sugli altri animali allo stesso modo che una saetta, tirata indietro mentre si tende l’arco, potenzia il proprio slancio»[2]. Ogni maturazione, ogni cambiamento fa scontrare con una crisi; ciò implica mettersi in gioco, osservare i propri comportamenti e bisogni, andare a fondo del proprio mondo interiore, riflettere: sono tutte attività di prioritaria importanza. Non meno rilevante è poi soffermarsi sulle proprie azioni, perché l’agire influisce sempre sulla personalità e la modifica nel tempo. Ma questo va fatto in positivo; bisogna saper vedere non solamente i difetti e le mancanze, ma anche le varie caratteristiche buone che si hanno.

Per conoscersi bene bisogna tener in conto che ogni fascia di età ha una sua particolarità, pur mantenendo ognuna di esse una personalità dinamica: 

1.     Infanzia, a cui abbiamo già fatto cenno, che è un periodo della vita dell’essere umano in cui si “impara a imparare” e ci si conosce attraverso la percezione del corpo. Più avanti si conosce la parola e quindi si comincia a parlare e si va a scuola dove comincia ad acquisire le abitudini.

2.     Adolescenza: l’età in cui cominciano i primi contrasti e si esce dal contesto abituale per iniziare a scegliere modelli differenti da quelli che si sono sempre considerati. Inoltre è anche un periodo di instabilità̀ affettiva frequente e molto marcata. Iniziano le prime dinamiche di gruppo, in cui il giovane è spinto verso nuove esperienze, volendo distinguersi.  Con i dovuti strumenti e con molta pazienza questa fase della vita è un periodo importante per imparare ad amare di più, e per conoscere temi riguardanti l’inizio e la trasmissione della vita, in un ambiente adeguato, come quello familiare, o di gruppi sani di amici e/o di educatori.

3.     Giovinezza: età delle grandi decisioni della vita. C’è una maggiore comprensione della donazione di sé anche se si corre frequentemente il rischio di sentirsi inadatti a intraprendere le scelte per cui ci si sente spinti. Questa è anche l’età del matrimonio che nel tempo può trovare delle difficoltà che i due sposi dovranno imparare a superare occupandosi maggiormente l’un dell’altro. Parallelamente a questo c’è il momento dell’inizio di un lavoro professionale che se non è affrontato bene può produrre malessere per paura di non essere all’altezza e viceversa per una troppa sovrastima che toglie spazio agli affetti famigliari e avvertire una ingannevole necessità, per questo, di sentirsi stimati e quindi voler dare sempre di più.

4.     Età adulta: tendenzialmente è un periodo della vita sereno, ma possono farsi sentire le fatiche di una vita, soprattutto se vissuta pienamente. Si raggiunge un equilibrio dell’affettività e quindi diminuisce l’emotività, le reazioni sono e riflessive. Infine subentra una consapevolezza maggiore del tempo che scorre.

5.     Età senile: età che coincide con un traguardo importantissimo, la fine della vita lavorativa che inesorabilmente porta ad una crisi che accompagna un pensiero fisso del “non servo più a nulla”. Ciò si combatte con la dedizione e amore alla famiglia, ai nipoti e ai figli, coltivando hobby e interessi che aiutino a tenersi impegnati e a sentirsi utili. È anche importante alimentare una visione ottimistica sul passato per poter guardare il futuro con positività, con speranza.

4.      Maschio e femmina

Un ruolo importante lo gioca anche la differenza dei sessi in ogni dimensione, e non solo corporea. Le differenze maggiori tra il maschio e la femmina sono quelle fisiologiche, ma non da meno sono le differenze delle due psicologie: quella maschile è caratterizzata dalla ricerca di ragioni oggettive e spesso è molto più competitiva rispetto a quella della donna che è più compassionevole e con una interiorità e emotività superiori. 

La cultura odierna tende a volere azzerare le diversità tra i due sessi: questo nasce da un fatto storico risalente alla Rivoluzione Francese in cui si cercava più uguaglianza tra uomini e donne in ambito politico e sociale. Poi il secolo scorso nel movimento femminista si è voluta estremizzare questa uguaglianza e ha condotto ad un’esaltazione dello stato femminile caricaturandolo: si sottolineano soltanto gli aspetti corporei la sensualità̀ e le emozioni. Nel tempo si è arrivati al rifiuto del concetto base che l’umanità̀ sia differenziata dai sessi maschile e femminile e ritenendo essere imposti dalla biologia o dalla società̀: si sostiene che non si nasce con un determinato sesso, ma tutto viene costruito dal contesto culturale. 

Chiaramente le conseguenze di queste idee sono assai dannose per tutti: per le famiglie, per la società e per ogni singolo, perché viene meno un qualcosa di fondamentale, basilare: uomo e donna in quanto la diversità di questi comprende l’intera persona. La personalità non può svilupparsi in assenza di questi due ruoli specifici.

5.    Educazione e autostima

L’autostima si forma con l’educazione, si realizza e perfeziona lungo gli anni ma dipende anche dalle relazioni vissute sin da bambini. Tra tutte, il rapporto madre-figlio è fondamentale per lo sviluppo adeguato di una sana autocomprensione. 

Dal punto di vista umano l’autostima si sostiene su diversi pilastri. Uno è il sano rapporto con gli altri, instaurato sugli sforzi per di vivere con e per loro con l’autenticità di chi non teme di essere se stesso. Un altro pilastro è il lavoro (o lo studio per lo studente) non preso come fine a se stessa, ma preso come mezzo per servire gli altri e dare il meglio di sé per gli altri.

Stimare se stessi significa mettere in luce con positività i difetti e le problematiche personali, evitando di nascondere le fragilità e i punti deboli; riconoscere i propri limiti con umiltà, sapendo che non tutti siamo uguali, imparando ad accettare che tanti sono più intelligenti, o più abili…che riescono meglio in qualcosa rispetto a noi; evitare di scadere in paragoni frequenti con le persone che ci stanno accanto; o giudicare con poca tolleranza sia gli altri che se stessi. 

Si può osservare o per meglio dire, analizzare l’autostima a livello fisico, psicologico, sociale e culturale. Tutti, in ogni circostanza, hanno tante caratteristiche buone che possono essere coltivate e, soprattutto, ognuno è ugualmente figlio di Dio. Da qui viene la vera accettazione di sé, l’amore proprio nel senso buono. La conoscenza di sé e l’autostima vera vengono quindi da Dio, dal suo Figlio fatto Uomo, morto e risorto.

San Josemaría Escrivá scopre nell’umiltà «la virtù che ci aiuta a comprendere, ad un tempo, la nostra miseria e la nostra grandezza».[3]

 

6.    La famiglia: il ruolo dei genitori

La famiglia, intesa come un insieme di persone del medesimo sangue, che abitano nella stessa casa - in particolare il padre, la madre e i fratelli - è fondamentale nello sviluppo della personalità. 

Gli anni dell’infanzia sono essenziali per una preparazione remota affinché si sviluppi una personalità matura, che possieda tutte le capacità proprie dell’essere umano e inoltre  rappresentano un periodo in cui va istillata la stima per ogni autentico valore umano, per il dominio ed il retto uso delle proprie inclinazioni, per il modo di considerare e relazionarsi con le persone dell’altro sesso, e così via. 

Il rapporto tra genitori e figli è un tassello fondamentale per la crescita armonica di un individuo; una relazione che porta a scoprire elementi fondamentali della vita, che diventeranno un punto di riferimento per il futuro. Invece i conflitti all’interno della famiglia, tra i genitori, sono elementi d’instabilità. Infatti il bambino ha bisogno di gesti d’affetto, e deve percepire nell’amore tra i genitori un modello che gli faccia superare il suo narcisismo. Per garantire la propria identità, ha bisogno dell’unità rassicurante dei genitori, che sono anche un riferimento per conoscere la realtà esterna. 

Chi non apprende i valori dai genitori avrà più difficoltà ad apprenderli dallo Stato o da altre strutture intermedie; parallelamente chi non è abituato rispettare le regole e a servire gli altri in famiglia, difficilmente lo farà spontaneamente con le persone più lontane. 

Conclusione

In questo elaborato abbiamo visto come in ciascun individuo, la personalità varia, cambia, e può maturare; è in evoluzione. Non è qualcosa di statico in cui si è bloccati, senza la possibilità di andare oltre, ma si tratta di un percorso dinamico in continua trasformazione a seconda delle differenze tra maschile e femminile, delle varie fasi della vita: momenti ben precisi che comportano delle crisi nuove ogni volta (infanzia, adolescenza, giovane, adulto e età senile). 

La personalità prevede che ci siano molte trasformazioni fino alla maturazione, frutto dell'interazione tra i caratteri innati e gli stimoli ambientali: la storia di ognuno, le proprie provenienze, la famiglia, il proprio vissuto, le esperienze fatte. Tutto ciò dice molto della personalità. 

Certamente la vita di ciascuno è fatta di luci e ombre: è importante guardare al passato con ottimismo. Si possono correggere i difetti: se ci sono stati traumi, o errori, è importante saperli riconoscere, chiedendo perdono (nel caso di errori nostri) e saper perdonare (se si tratta di errori altrui), abbandonarsi con fede a Dio, e saper contare sulle persone che amiamo: in questo modo si cresce ancora e si matura. 

Da tutto ciò deduciamo che la personalità va educata per giungere a maturazione e quindi viene richiesto un percorso che va fatto con qualcuno, è importante farsi aiutare; serve un osservatore esterno che indichi i punti di forza, e aiuti a fare questo percorso di scoperta di sé.  



[1] ALLPORT G.W., Psicologia della personalità (Pattern and Growth in Personality: 1965), Pas-Verlag - Zürich; Roma 1969, p. 64

[2] AGOSTINO, De Civitate Dei, XIII, 3

[3] ESCRIVÁ J., Amici di Dio, n. 94.

 


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