A Messa per nutrirsi di Vita: il cuore del Corpus Domini

In un mondo che corre, dove le agende si riempiono più in fretta del cuore, la domenica rischia di diventare solo "il giorno del riposo" o "del recupero". Ma per il cristiano, la domenica è molto di più: è il giorno dell’incontro con Dio, è il cuore della settimana, il motore che rimette in moto tutto.

La Messa non è un optional. Molti oggi si chiedono: “Perché dovrei andare a Messa? Non basta credere in Dio nel proprio cuore?”.
Dire 'io credo ma non vado a Messa' è come dire 'io amo ma non voglio mai vedere la persona che amo'. La fede non è un’idea, è una relazione viva. E le relazioni si coltivano con la presenza.

La Messa non è un peso, ma un dono. È l’appuntamento settimanale con l’Amore che salva, con Cristo che si dona ancora una volta nel pane e nel vino.

A volte si pensa che andare a Messa sia un dovere verso Dio. Ma, come ricorda don Fabio Rosini, la Messa è prima di tutto un bene per noi: "Dio non ha bisogno della nostra adorazione, siamo noi che abbiamo bisogno di Lui. La Messa è una fontana, non una tassa. È dove ci dissetiamo."

In un mondo che ci svuota, la Messa ci riempie. Ci riallinea al senso profondo delle cose, ci riconsegna una bussola interiore. È un momento di verità, di pace, di ascolto.

La domenica non è la pausa dal lavoro, o non solo, ma il giorno in cui il lavoro acquista senso. È la Pasqua settimanale, il giorno in cui Dio ci ricorda che non siamo schiavi. Andare a Messa la domenica significa uscire da una logica produttivistica. Significa riscoprire che siamo figli, non solo lavoratori, studenti o performer. È un atto di libertà e di verità.

Infine, la Messa non è solo un’esperienza personale: è un evento comunitario. È lì che scopriamo di non essere soli nel nostro cammino di fede. Come ci insegna don Ravagnani: "La Messa è l’unico posto al mondo dove, senza doverlo chiedere, qualcuno prega per te."

Andare a Messa la domenica non è un dovere da adempiere, ma un respiro da prendere. È come tornare a casa. E ogni volta che ci si torna, si scopre qualcosa di nuovo: su Dio, sugli altri, su noi stessi.

Come ogni cosa preziosa, va custodita con fedeltà. E magari condivisa. Anche solo invitando qualcuno, con semplicità, a “venire a vedere”.

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