Palermo, 15 giugno 2011 – Come tutelare i nativi digitali dall’abuso delle nuove tecnologie? “E’ d’obbligo e quanto mai urgente richiamare i media alle proprie responsabilità” Non ha dubbi la professoressa Gianna Cappello, presidente del Med , Associazione Italiana per l’educazione ai media e alla comunicazione. La docente è dell’avviso che vi è “una vera e propria urgenza di instaurare un dialogo e un confronto tra i produttori dei prodotti family e le famiglie. C’è bisogno assolutamente di interventi integrati sul territorio ma, oltre alla scuola, penso a tutte le istituzioni pubbliche, ai produttori di media, alle famiglie…che se messi assieme, svolgendo il proprio ruolo ognuno nel suo contesto, creerebbero una rete di fondamentale importanza poiché non coinvolgerebbe solo il minore ma anche il genitore”.
- In quale misura le nuove tecnologie hanno influito e influiscono sul concetto stesso di famiglia?
“I media sono di per sé neutrali. Dipende piuttosto dai rapporti che ci sono in famiglia. Se in una famiglia ci sono rapporti solidi, stretti, e c’è dialogo, le tecnologie per quanto problematiche, non mettono in discussione i rapporti famigliari. Se nella famiglia invece ci sono conflitti, non c’è un buon rapporto o si sta molto soli, il giovane tende a compensare sui media”.
- Il rapporto tra media e minori è oggi sempre più stretto: cosa consiglia i genitori censura e permissivismo?
“Sono due atteggiamenti entrambi sbagliati. La censura è un fallimento educativo: non si educa censurando e oscurando. Il problema è onnipresente, il figlio ‘svicola’ i filtri e i genitori lo sanno: si collega o dall’I-phone che magari i genitori stessi gli hanno regalato, o dal pc di un amico di classe, ecc. Ma anche il permissivismo va evitato. Ci sono delle ricerche che evidenziano quanto il giovane abbia bisogno di una guida interlocutoria che lo educhi e lo aiuti. Il permissivismo invece è un non atteggiamento, un non approccio. Si rimane passivi di fronte a un problema non facendosene carico. E’ importante invece accompagnare il giovane guidandolo, questo è il nocciolo: un genitore deve sapere cosa significa stare su Facebook, o come si gioca a un determinato gioco di ruolo, ma non per controllare, piuttosto per condividere e mettersi alla pari. Questo permette poi ai genitori di mettersi in condizione di dialogo e di farsi raccontare e entrare in un rapporto autentico con i figli. L’onere dei genitori è farsi carico della vita dei propri ragazzi. Serve sforzo, e l’umiltà di riconoscere di non sapere tutto, e che dai ragazzi c’è da imparare. Un ruolo importante lo hanno le istituzioni che devono formare i genitori con programmi di formazione e orientamento”.
- Siamo nella generazione dei nativi digitali: quali le prospettive future sulla qualità della vita dei ragazzi?
“Col passare del tempo le generazioni saranno sempre più nativi digitali. La distinzione tra nativi digitali e migranti digitali non ci sarà più perché anche i genitori tra una o due generazioni saranno nativi digitali. Ma il ruolo del genitore sul proprio figlio rimane, diminuiscono le distanze in questo campo delle nuove tecnologie, ma il genitore continua a essere guida dall’alto della sua autorevolezza (e non autoritarismo). Il ruolo del genitore viene riaffermato in quanto avrà competenze critiche maggiori, se non altro per l’età. Credo che la scuola debba essere un alleato: con un ruolo importante, che è quello di fare da ponte tra il genitore e il figlio con il rapporto genitori-docenti. Se la scuola si aprisse al territorio e creasse progetti integrati sui media sarebbe la cosa migliore. Che la scuola aiuti è fondamentale!”.
- Per tornare ad un’auspicabile rapporto di confronto diretto tra i produttori di prodotti family, le famiglie e gli stessi ragazzi, lei già conosce il Film Family Festival, in programma quest’anno a Fiuggi dal 28 al 31 luglio prossimi, che ne fa proprio di questo argomento la sua mission primaria.La manifestazione è arrivata con successo alla sua quarta edizione, quali meriti le riconosce e quali le sue personali aspettative?
“Sarebbe bello che si creasse una rete di genitori; che ogni famiglia al ritorno a casa, in ogni territorio, potesse trovare un follow-up nei mesi a seguire. Sarebbe bello che il Film Family Festival potesse diventare una vetrina di quello che si fa durante l’anno, perché il rischio che si corre in iniziative così belle e ricche è che rimangano esperienze individuali e limitate. Invece deve esserci una sinergia tra le famiglie e una continuità con la creazione di reti, collaborando con chi sul territorio è già impegnato in queste attività. Questo festival che personalmente apprezzo molto potrebbe diventare una vetrina di buone pratiche e di attività media educative e un lancio a venire. La mia esperienza dice che gli insegnanti per esempio, acquisiscono molta forza quando vedono buone pratiche realizzate da altri, perché crea un effetto catalizzatore, e questo è assolutamente nelle corde di un’iniziativa come il Festival di Fiuggi”.
* (Prof.ssa Gianna Cappello - Presidente del MED-Associazione Italiana per l’educazione ai media e alla comunicazione - Dipartimento di Studi su Politica, Diritto e Società - Università degli Studi di Palermo)
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