6 ottobre 2002, canonizzazione di San Josemaría Escrivà.
Di quel 6 ottobre si ricorda il mezzo milione di pellegrini in piazza San Pietro e, ovunque tutt’attorno, una folla composita come lo sono le donne e gli uomini in tutto il mondo, variegata per provenienze, età, professioni, condizione sociale, livello d’istruzione... Un manuale di quotidianità aperto sotto il cielo di Roma. Dieci anni esatti sono passati da quando Roma si svegliò con questa folla «normale» arrivata da ogni parte del mondo per la canonizzazione di monsignor Josemaría Escrivá, il sacerdote spagnolo pioniere della santità dei laici in mezzo al mondo, fondatore nel 1928 dell’Opus Dei, morto nel 1975 e beatificato 17 anni dopo.
Una proposta molto chiara: il proposito di amare di più Dio, di identificarsi pienamente con Cristo, di corrispondere generosamente all’azione dello Spirito Santo, il tutto nella quotidianità della vita ordinaria, della famiglia, del lavoro. Ai giovani si chiede soprattutto di sentire la responsabilità dell’epoca che è stata affidata loro, perché sono il futuro della società.
C’è qualcuno che continua a scommettere sui giovani. Quel Dio che sceglie ciò che è debole, fragile, incerto per ridurre al nulla i potenti, e si compiace di rivelare le cose ai piccoli, perché "gli adulti" (gli autosufficienti) non ascoltano.
Il nostro Dio ha un debole per i giovani. Si fida di loro più di chiunque altro. Affida imprese incredibili a giovani incapaci e inadatti.
Leggete la storia di Geremia che chiamato a fare il profeta si difende dicendo che è troppo giovane, balbetta, non sa parlare. E Dio gli risponde che lo conosce da prima che lui entrasse nel grembo della madre. Leggete soprattutto di colei che a 14 anni divenne la madre di colui che aveva fatto tutte le galassie dell’universo.
San Josemaría affascina migliaia di persone, perché è molto carismatico e allo stesso tempo propone un messaggio semplice: l’Opus Dei prima che un’istituzione è uno spirito, un messaggio, un’idea che si capisce veramente solo quando la “si vede” vissuta nella vita di qualcuno. Il messaggio fondamentale che il suo fondatore, San Josemaría, voleva trasmettere è quello che si può essere cristiani ferventi, santi, rimanendo al proprio posto, indaffarati nelle cose di tutti i giorni.
Sei uno studente? – diceva il fondatore – allora Dio ti aspetta nel tuo studio; sei un marito? Allora la strada per arrivare a Dio porta il nome di tua moglie. È un messaggio di santità in mezzo al mondo, in cui tutto, ogni aspetto della vita, persino le cose più piccole, possono trasformarsi in un’occasione di incontro con Dio. In questo semplice messaggio è contenuto un potenziale rivoluzionario non indifferente. Per capirlo si potrebbe fare uno sforzo di immaginazione nel pensare come sarebbe la società attuale se fosse popolata di cristiani ferventi che, ognuno al suo posto, si sforzano di vivere le virtù della laboriosità, della pazienza, dell’attenzione all’altro, dell’onestà, mossi dal desiderio di fare tutto per amore, con l’anelito di essere al servizio degli altri.
Un modo per arrivare a Dio, la ricerca della santità nel lavoro ordinario.Era un uomo allegro e gioviale. San Josemaria Escrivà sapeva trattare tutti con allegria, gioia. Questo video evidenzia come fosse un autentico innamorato di Dio.
Ma...lascio al video fare la sua parte, le mie parole si fermano qui:
Grazie Giovanni!
Ma prego!
RispondiEliminaspettacolare.........
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