Il rabbino capo di Torino: "Il matrimonio è tra un uomo e una donna"


di Alessandro Cristofari, 8 febbraio 2013
Dopo la presa di posizione del rabbino capo di Francia anche il leader della comunità di Torino (Alberto Moshe Somekh ) sull'Osservatore Romano solleva dubbi sulla prospettiva dei matrimoni omosessuali.
Davanti al tentativo di equiparare al matrimonio le unioni omosessuali, il rabbino ritiene che per i leader religiosi sia opportuno “scendere in campo affrontando pubblicamente l'argomento”.
Chiarendo che non è la persona omosessuale ad essere condannata, ma la sua pratica, egli puntualizza che “dobbiamo evitare il giudizio nei confronti di coloro che soccombono. La compassione deve prevalere sulla condanna”.
Somekh, si sofferma in particolare sui fraintendimenti ingenerati negli ultimi decenni su questo tema che è stato trattato“dai media in modo tanto plateale quanto incompleto e parziale, facendo sì che una puntualizzazione adeguata e accurata degli argomenti in questione si rendesse non soltanto permessa, ma addirittura necessaria”.

Somekh auspica "la collaborazione con i vertici della Chiesa cattolica, con la quale per molti versi il mondo ebraico può sviluppare un’adeguata azione comune per la difesa della dignità, della stabilità e della sacralità della famiglia".
Il rabbino conclude ricordando che neanche prima del cristianesimo le società hanno mai legalizzato la pratica omosessuale: “Millecinquecento anni fa, anche quei 'figli di Noè' che non si astenevano dalle pratiche omosessuali avevano almeno il pudore di non redigere un contratto nuziale fra le parti”.
Pubblicato su Doc.info

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