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Sono in ferie: saluti inglesi

Sapevo che l'Inghilterra (Reading) era bella. Ma non così bella...
Mi trovo da poco più di 24 ore in questo Paese e sto cercando di coglierne il "mood" dominante.

Arrivando in aereo si ha l'impressione di un immenso campo di calcio che aspetta solo di essere tracciato con righe bianche e due pali per le porte.

Le case sono senza i balconi e la strada sembra entri nel soggiorno e quello che si intravede è spesso molto british: hai l'impressione che se bussi ti offriranno tè e i pasticcini, e speri che però non ti diano il caffè. Gli inglesi sono cortesi, soprattutto con il turista italiano che sta mettendo alla prova il suo inglese scolastico. Enjoy it, you're welcome...

Le case, dunque sono nude e molto simili tra loro. E per questo hanno spesso un nome: sembra di vedere le persone che vi abitano dentro a partire da dettagli esterni: il colore della porta e il nome, spesso evocativo, scritto sopra. 

Il College dove mi trovo io in queste ore è una struttura dove per alcuni giorni ha scritto parte del suo Signore degli anelli il signor Tolkien: alcune targhe lo ricordano nel suo studio.

I parchi sono pieni di animali e se uno scoiattolo ti passa sopra un piede non c'è da stupirsi.
Camminando sotto un cielo tutto inglese (con il sole che gioca a nascondino dietro a qualche nuvoletta bianca come panna montata) ti chiedi cosa hai fatto per meritare tutto questo?

Una cosa l'ho capita: per una corretta pronuncia occorre
atteggiare la bocca.  Sto capendo che devo smetterla di tradurre le frasi dall'italiano, l'unica è buttarsi e parlare!

A colazione si mangia sino a non poterne più, anche se non sei abituato, perchè il pranzo quasi non esiste e arrivare sino a cena sani di mente non è facile...per non parlare del dopo cena...
Il caffè fa schifo a qualunque ora e il tè pomeridiano è la cosa giusta al momento giusto.

"Sorry" è una parola magica. La devi pronunciare: se starnutisci, se non capisci cosa qualcuno ha detto, se non sai cosa dire o se hai detto troppo (quest'ultimo non succede mai)... Sorry!

La compagnia di 20 quindicenni (coloro che ho accompagnato per questa avventura) rende il tutto un'esperienza unica e divertentissima: su ognuno di loro ci sarebbe da scrivere un libro. Ma magari dedicherò solo il prossimo post. 

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