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Incontri con i giovani del triennio: i loro volti, i loro nomi, i loro sogni, le loro paure...


Pomeriggio. Ore 15. Ieri secondo incontro (di un laboratorio cominciato settimana scorsa) nell'aula di un liceo pubblico di Roma per un incontro con i ragazzi giornalismo  dal titolo"I giornalisti di domani raccontano l’Europa". 
Ci sono circa 30 volti caotici (il volto dei 15-16 anni), il volto su cui si combatte una battaglia meravigliosa e cruenta: la ricerca dell'ordine su quel volto. Ordine che una volta trovato consentirà alla bocca situata al centro di quel volto di pronunciare la magica parola "io", senza tremare e avere dubbi.
Introduco il corso con ospiti del mondo della scrittura, cinema, giornalismo: costi quel che costi, anche sofferenze, giorno per giorno e per per sempre, i ragazzi hanno fame di verità, di sapere e di autenticità. Domandano, tante domande e tanti punti interrogativi. Una compagine di agguerriti ottimisti e un gruppo di scatenati pessimisti. Molti ritengono che si debba partire dalla "cinica realtà" per costruire un mondo migliore che vogliono nel profondo del loro cuore. la scrittura creativa li aiuta a leggere il mondo con occhi diversi, mettendo a fuoco bene, le tecniche di giornalismo hanno aiutato a capire che il settore può cambiare molto la società. Sanno che non si può  promettere, perché non ci sono più certezze, tranne una: la morte. Io assisto felice e imparo e se la prendono con un mondo che non ci crede più e non li aiuta a crederci, e si difendono o attaccano con l'ottimismo o il pessimismo ad oltranza. 

A questo punto degli incontri faccio un bilancio: ho lavorato tanto per questo laboratorio sto conoscendo tante persone e tanti ragazzi e ragazze. Mi fermo a riflettere chi mi ha dato di più, chi mi ha insegnato di più, chi mi ha fatto crescere di più? Sono le persone che voglio ringraziare in modo particolare.

Scorrono volti e nomi precisi: Massimo, Giuseppe, Paola, Marcello, Valentina, Carlo, Luca, Alessandro, Marco, Matteo, Rachele, Lorenzo, Emanuela, Pietro, Saverio, Raffaella, ecc ecc... Tutte persone che questo progetto mi ha messo accanto; la parte principale del lavoro, la parte più appassionante: le relazioni. Mi chiedo cosa abbiano in comune persone umanamente così diverse, ma che mi fanno crescere umanamente e professionalmente?
Trovo la risposta in una battuta de Il giovane Holden (libro che ho prestato due giorni fa ad un liceale), quando il confuso Holden alla ricerca della vera maturità si sente rispondere dal suo professore che: "Ciò che distingue l'uomo immaturo è che vuole morire nobilmente per una causa, mentre ciò che distingue l'uomo maturo è che vuole umilmente vivere per essa".
Ecco cosa hanno in comune tutte queste persone: vivono umilmente per una causa, e i giovani ne cercano una. Non cercano sé stessi nel lavoro, ma donano sè stessi e i loro talenti, mettono in comune risorse, cercano il bene comune, servono gli altri, e si cercano. Solo questo trasforma il quotidianissimo ripetersi del lavoro giornaliero in un'avventura senza pari: il cuore umile degli uomini e delle donne maturi che trovo anche nei tantissimi giovani con cui entro in contatto!

(Qui il calendario degli incontri)

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